Indici di solidità patrimoniale

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Gli indici di solidità patrimoniale consentono di misurare la solvibilità di un’azienda. Oltre ai tradizionali indici, negli ultimi anni vengono utilizzati indicatori anticipatori dello stato di insolvenza. Tra questi lo Zeta Score ha dato più volte dimostrazione di affidabilità.

AUTOCOPERTA ATTIVITA’ CONSOLIDATE: Il primo indice di solidità patrimoniale che andrà analizzato è l’indice di auto copertura delle attività consolidate. L’indice considera al numeratore le fonti di finanziamento interne ed esprime la capacità dell’azienda di autofinanziare le immobilizzazioni tecniche e finanziarie.

Una buona solidità patrimoniale viene raggiunga qualora l’indice assuma un valore maggiore di 0,7. Al contrario, qualora il valore dell’indice fosse inferiore a 0,33 viene riscontrata una situazione di pericolo. Infine per valore compresi tra 0,33 e 0,70 si ha una scarsa solidità, la quale richiede tempestivi interventi da parte degli azionisti.

INDICE DI AUTONOMIA FINANZIARIA: Un secondo indicatore di solidità è l’indice di autonomia finanziaria, il quale può essere espresso con la seguente formula

Esso esprime la misura dell’equilibrio o dello squilibrio tra le diverse fonti di finanziamento e sarà tanto maggiore quanto più alta sarà l’esposizione debitoria dell’azienda verso i terzi rispetto alle fonti provenienti dai soci.

RAPPORTO DI INDEBITAMENTO: Un terzo indicatore che andrà monitorato con altrettanta attenzione è il rapporto di indebitamento, il quale ha lo scopo di evidenziare in quale percentuale i mezzi di terzi (passività consolidate e correnti) finanziano il capitale investito nell’azienda.

L’indice dovrebbe assumere valori inferiori al 30%, valori superiori segnalano una situazione di squilibrio.

Un’azienda in crisi, generalmente ha valori dell’indice superiori al 60%, il che vuol dire che gli investimenti vengono finanziati ricorrendo prevalentemente a mezzi apportati da terzi tanto che la struttura finanziaria ne risulta altamente squilibrata. Il management, nel tentativo di ridurre il ricorso ai mezzi di terzi, dovrà richiedere ai soci nuovi apporti di capitale.

GRADO DI INDEBITAMENTO: Un indice molto importante è il leverage ovvero il grado di indebitamento. 

Questo indice evidenzia in quale misura il totale dei mezzi investiti nell’azienda è stato finanziato dal capitale proprio e riveste una notevole importanza per completare il giudizio sull’indipendenza finanziaria, in quanto, se troppo elevato, essa potrebbe essere compromessa da debiti eccessivi e conseguenti oneri finanziari.

L’assoluta indipendenza finanziaria è segnalata da un valore dell’indice pari a 1, mentre situazioni di dissesto si hanno qualora l’indice assuma valori superiori a 3.

Pur riconoscendo la validità di questi indicatori, la necessità di dover eseguire medesime analisi per molteplici aziende ci induce a focalizzarci solo su alcuni indicatori.

ZETA SCORE: Tale indice permette di individuare la probabilità della crisi con netto anticipo rispetto alla sua manifestazione palese, tanto che viene considerato il capostipite dei modelli per la previsione dell’insolvenza. Nata per studiare le società quotate in borsa è stata recentemente rielaborata dalla dottrina per essere efficace anche con riguardo alle piccole medie imprese.

Il modello si fonda su una relazione lineare, nella quale cinque variabili sono misurate, ponderate e sommate, formando un punteggio complessivo.

A ciascuno di questi indici viene dato un peso diverso per poi arrivare ad un unico valore numerico che indica sinteticamente lo stato dell’equilibrio finanziario dell’azienda:

Z= 1.2 *X1 + 1.4 * X2 + 3.3 * X3 + 0.6 * X4 + 0.99 * X5

Il punteggio complessivamente ottenuto andrà confrontato con lo schema seguente:

caso a) Z>3 buon grado di equilibrio finanziario;

caso b) 3>Z>1,8 zona d’ombra. Tenere sotto controllo l’evoluzione futura;

caso c) Z<1,8 disequilibrio finanziario. Implica necessità di interventi urgenti.

Si tratta dunque di un modello sofisticato che esprime uno score in grado di distinguere aziende sane da aziende che potrebbero cadere in situazioni di default.

Ovviamente, un risultato negativo non implica l’ineluttabilità del fallimento per l’azienda, ma segnala l’esistenza di condizioni di disarmonia che richiedono tempestivi interventi di ristrutturazione economica, produttiva e finanziaria.

Con riferimento alle piccole medie imprese il contenuto degli indicatori deve essere adeguatamente rivisto, in funzione delle informazioni effettivamente disponibili.

Per rendere il modello adattabile alla realtà italiana il secondo indicatore sostituisce il valore degli utili non distribuiti con il valore del patrimonio netto ed il valore di mercato del capitale sempre con il patrimonio netto.

DEBT EQUITY: Infine l’indicatore più utilizzato. La sua semplicità di calcolo e l’indubbia affidabilità fanno di lui l’indicatore per antonomasia utilizzato in tema di analisi della solidità finanziaria.

La soglia spartiacque è pari a 1 ma dipende dal settore di riferimento.

Valori inferiori all’unità segnalano una struttura finanziaria instabile, in tal caso l’indebitamento è eccessivo ed anche l’ammontare degli interessi incidono con una certa consistenza sul reddito.

L’indicatore può assumere anche valori negativi, qualora siano i crediti ad aver la meglio sui debiti.

Anche tale situazione non è ottimale. Il valore ottimale dell’indice si ha nel caso in cui il valore sia compreso tra 0,20-0,40.

Conclusioni

Come per la redditività anche per la solidità finanziaria come già detto nel corso dell’articolo è sufficiente utilizzare solo alcuni degli indici che per completezza abbiamo illustrato.

In particolare suggeriamo l’utilizzo esclusivamente del debit equit per aziende che presentano un valore dell’indice inferiore a 1.

Per quelle che invece riscontrano un livello di indebitamento, lo zeta-score può chiarire ulteriormente la situazione.

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