Attenzione alla Gazza Ladra! Risk Management e Money Management

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Oggi come oggi è sicuramente un argomento molto trattato da tutti, e spiegare in un articolo le regole del money management non è proprio semplicissimo quindi cerchiamo di fare qualche esempio per capire meglio le cose.

Supponiamo che sto operando sui cross valutari (forex) e vedo un’opportunità per realizzare 10 o 15 punti grafico sul cambio EURUSD, apparentemente ho la sensazione che pagando 2 pip di spread possa essere conveniente per me ed eseguo l’operazione. Se vado bene mi prendo 10 pip, se invece mi va male stoppo a -10. Supponiamo anche che sono molto bravo e l’operazione va a successo mi accorgo che ho circa 80 USD in più sul mio conto entrando con una posizione di un contratto. Se vado male al contrario avrò un conto che si è ridotto di circa 120 USD. Qui balza subito all’occhio che c’è qualcosa che non quadra.

Abbiamo visto una tipica situazione di scalping molto comune sia per chi comincia a operare che anche per gli scalper con più esperienza, ma, affrontiamo le cose in modo più oculato e cerchiamo di capire cosa effettivamente stiamo investendo in termini di relazione investimento e profitto e in termini di percentuale del nostro conto che mettiamo a rischio. Il cambio EURUSD è uno dei più convenienti e si paga mediamente uno spread di 2 pip, e ancor di più c’è una quantità industriale di broker che fa la fila per farci operare con il loro provider.

Bene, iniziamo a vedere il rapporto profitto/spread, e, se puntiamo a un target di 10 pip ci accorgiamo subito che 10 diviso 2 equivale al 20% praticamente stiamo dando al nostro amico broker la bellezza del 20% del nostro guadagno solo perché ci fanno andare a mercato (in realtà molto di più ma non è questa la sede adatta per tale argomento). Ora supponiamo che siamo così bravi da effettuare l’80% di operazioni corrette e supponiamo che in media prendiamo i famigerati 10 pip; facendo 2 conti approssimativi potremmo dire che:

  • facciamo 8 operazioni corrette da 10 pip a 1 lotto = 800 USD
  • facciamo 2 operazioni in perdita da 12 pip (10 pip + lo spread) a 1 lotto = 240 USD

abbiamo incassato 640 USD per la bellezza di 10 operazioni quindi tornando al nostro rapporto investimento/profitto potremmo dire che su 10 operazioni da 10 pip (100 x 10) siamo costretti a mettere a rischio anche lo spread (10 x 12) quindi per prendere 100 pip ne rischiamo 120 cioè quel famoso 20% di guadagno che diamo al nostro amato broker a questo però togliamo togliere il 20% di operazioni sbagliate che accadono anche ai migliori. Quindi siccome lo spread lo paghiamo sempre potremmo dire che i nostri 100 pip che cerchiamo di prendere in realtà sono 80 meno tutte le perdite che sosteniamo in media cioè 24.

Molto bene sono sicuro che il lettore si sta sorprendendo da solo a leggere “i conti della serva”, terminiamo dunque il conto e diciamo che per per 56 pip reali che vogliamo portare a casa in 10 operazioni abbiamo un rapporto 56/20 pip che sono gli spread che paghiamo sempre sia che perdiamo sia che guadagniamo quindi un rapporto di 2.8 (in pip) che sono i pip medi su tutta la nostra operatività, interessante vero?

Abbiamo visto il caso in cui siamo bravi e sbagliamo solo il 20% delle operazioni e siamo anche così bravi che sappiamo accontentarci di soli 10 pip. Ebbene tutto questo è sbagliato e siamo caduti nella cosiddetta “trappola della gazza ladra” che ci ha fatto ragionare solo per elementi sommari e superficiali.
Ora abbiamo parlato solo di spread, ma quanto stiamo rischiando effettivamente? Potremmo dire per essere giusti che rischiamo molto di più perché non è assolutamente detto che in un mese facciamo solo il 20% di operazioni errate così come non è detto che siamo così bravi da prendere 10 pip e magari molte operazioni le chiudiamo a breakeven perché dall’oscillazione del prezzo non siamo mica più tanto convinti. A tutto ciò dobbiamo aggiungere l’ingrediente emotivo, caratteriale, e anche la nostra paura in quanto è appurato che a seguito di 2 operazioni sbagliate consecutive la probabilità di sbagliare anche la terza è molto più alta.

Ora qualsiasi direttore amministrativo e qualsiasi imprenditore serio capirebbe, dati alla mano, che non varrebbe la pena operare per queste cifre e in queste condizioni (considerando che il nostro lavoro comunque ha un costo).

Allora facciamo così, siamo pessimisti e vediamo come con il 40% di operazioni corrette e il 60% di operazioni sbagliate possiamo portare comunque a casa la cosiddetta pagnotta e a quali condizioni operative dobbiamo sottostare: benvenuti nel mondo del money management.

Se siamo gli imprenditori dei nostri soldi anzitutto dobbiamo sapere quanto stiamo investendo e quanto vogliamo ricavare nel tempo; qualsiasi imprenditore, infatti, investirebbe a inizio anno 100 e si aspetta a fine anno 100 + 80 e l’anno dopo 100 + 100  e così via. Come possiamo dunque ambire a questi risultati nel tempo con solo il 40% di operazioni corrette? E ancora come possiamo essere tranquilli sul fatto il nostro lavoro sia effettivamente ripagato? Benvenuti nel mondo del risk management!

Prima di tutto è importante che venga valutato il fattore rischio del capitale a mercato e ci sono due modi: operando in leva con in cui il rischio è il nostro livello di stop loss, e operando a leva 0 in cui il nostro rischio è il capitale investito che fallisce solo se fallisce anche il mercato, cioè il mercato diventa 0 (fallimento di un azienda eccetera) attenzione però perché a tutto ciò si aggiunge il fattore tempo e in un lasso di tempo ragionevole vogliamo tirare a casa la pagnotta!

A questo punto il trucco è molto semplice affrontiamo il problema dal lato del money management cioè riduciamo il rischio in percentuale man mano che effettuiamo delle perdite quindi ipotizziamo che rischiamo inizialmente il 5% del nostro capitale x e supponiamo di fare 6 operazioni consecutive tutte in perdita iniziando da un capitale di 10.000 USD.

Abbiamo visto come cominciando alla grande e avendo effettuato una serie di operazioni disastrose tutto sommato abbiamo ancora la possibilità di rifarci con una equity di più di 8500 USD e con i profitti?

Esattamente allo stesso medo del capitale i profitti devono essere preservati in funzione della nostra bravura cioè si possono rischiare incrementando le posizioni a profitto avvenuto, ma solo in parte e la raccomandazione è del 20% del profitto quindi  primo caso operazioni a rischio costante e profittabilità costante:

e ancora, un esempio con un reinvestimento del 20% profitto come capital gain

Nel secondo esempio abbiamo reinvestito per ogni operazione di successo solo il 20% dei profitti realizzando un risultato di fine mese di 20,888 praticamente abbiamo rinunciato preservando l’80% dei profitti senza reinvestirli, anche qua è senza dubbio interessante vedere che in 20 operazioni a rischio 5% (tutte in successo) e con un rapporto 1 a 1 di investimento/profitto abbiamo praticamente realizzato il 100% del nostro capitale tenendoci qualcosa da parte per gli imprevisti cioè non mettendolo a rischio.

Arriva la strategia

Esattamente come con il posizionamento degli ordini ci sono le strategie di analisi anche nella gestione del danaro ci sono parecchi ragionamenti da fare ora, senza spiegare troppe motivazioni suggerirei un rapporto rischio beneficio delle operazioni di 1:3 e vediamo cosa succederebbe se riuscissimo a prendere tutti i target level dei nostri soldi con tale rapporto, sempre a rischio 5%. E questo è quanto otterremmo preservando sempre in cassaforte l’80% dei profitti per operazione.

Affianchiamo a tutto questo la colonna del rischio e otteniamo quando effettivamente rischiamo a favore o svantaggio dell’operazione che piazziamo a mercato.

Certo man mano che il capitale aumenta, aumenta anche il size dell’investimento a mercato e ci accorgiamo che alla ventesima operazione stiamo mettendo nella vasca con gli squali 876 USD, sono soldi! Ma stiamo applicando delle regole imprenditoriali al nostro investimento iniziale assumendo la migliore delle ipotesi cioè quella di non sbagliare mai quindi a questo punto è arrivato il momento di mettere tutto insieme e calcolare il 60% di operazioni in perdita e vediamo che cosa salta fuori applicando la riduzione dell’investimento nel caso di perdita e supponiamo anche che con il rapporto investimento guadagno di 1:3 manteniamo un rischio costante nel mese in caso di perdita e decrementando la ratio alla prossima operazione, diciamo solo che la prima operazione è per noi profittevole (ma si potrebbe anche farne a meno).

Ecco cosa abbiamo ottenuto con un money management corretto e una gestione dei rischi che diminuisce dunque l’esposizione finanziaria in funzione della perdita. Lo scotto da pagare è solo quello di cercare una ratio di perdita in rapporto al profitto di 1 a 3 ma anche se avessi un rapporto inferiore con il 60% di operazioni errate realizzando ben 4 operazioni fallite consecutivamente, quindi a fine mese si può “portare a casa la pagnotta”. Non male vero?

Ciò che dovrebbe stupirci è comunque il fatto che con un rapporto di profitto di almeno 1:2 e un rischio decrementale che riduce le perdite ci fa comunque uscire vincenti relativamente al paniere dei trade ed ecco cosa accade:

Anche perdendo più di tre operazioni consecutivamente a fine mese avrò portato a casa i soldi perché i profitti per le poche volte che arrivano sono preservati!

  • Attenzione alla lettura della equity in basso a sinistra che è calcolata come il capitale residuo più il valore della cassaforte.

Conclusioni

Il caso del 60% di operazioni errate è comunque paradossale, ma il metodo di gestione è strategico, non si guarda al denaro in tasca ma al fattore tempo.

Al money management si possono anche applicare altre strategie operative davvero interessanti come la gestione a piramide di profitti che sull’operatività di medio termine porta il rischio dell’operazione a zero incrementando progressivamente la rendita in direzione oppure la ricopertura con opzioni a strategia variabile (condor butterfly…) ma non si può dire tutto e certamente poche cose ma chiare sono meglio che un gran minestrone di strategie e numeri.

Volutamente non è stato affrontato il rischio e il money management per le operazioni a leva 0, potrebbe essere l’argomento di un prossimo articolo.

Come si può osservare da tutti questi numeri, e queste tabelle la gestione del nostro denaro è cosa da veri strateghi, e si potrebbe sfruttare quel paradosso che dice che si possono guadagnare i soldi anche perdendo, ma siete disposti a pensare al vostro capitale come un’azienda? A trattare il mercato come un opportunità e applicare diligentemente delle regole pagando lo scotto di non guadagnare subito un sacco di soldi? La risposta è ovvia, e chi muove tanti soldi sa che si deve fare così vi tutela e paga! Se bisogna dirla tutta non c’è miglior valore che si può dare a una strategia se qualcosa la rende un pochino più sicura. Ancora una volta, dunque: “non facciamoci fregare dalla gazza ladra”!

Facendo un riassunto complessivo non abbiamo fatto altro che limitarci a calcolare un rapporto tra profitto e investimento conveniente cioè il profitto deve essere superiore all’investimento fatto, e qualsiasi imprenditore nel momento che investe del denaro cerca di fare un buon affare. Abbiamo altresì fatto modo che in tutti i nostri trade preservino i profitti reinvestendone solo una parte e riducendo le perdite decrementando il numero della percentuale di rischio man mano che subiamo  perdite, e, inoltre, ponendo l’accendo sul fattore tempo e non sul fattore danaro!

L’argomento merita interi libri, ma non fidatevi di quelle formulette che vi fanno vedere cosa succede se fate 30 pip al giorno, siate imprenditori!

In futuro potemmo anche affrontare strategie differenti di money e risk management, ma in questo articolo è spiegato il sunto, l’essenza di ciò che un vero trader deve aver ben chiaro in mente per superare quel traguardo di fare profitti costanti nel tempo.

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