Come costruire un piano operativo?

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IL PIANO OPERATIVO

Il piano operativo altro non è che un insieme sistematico di regole che funga da guida “vincolante” ai comportamenti futuri.

È fondamentale individuare delle linee guida agli investimenti, ciò evita di prendere decisioni affrettate e riduce certamente lo stress derivante da questo tipo di decisioni. Elenchiamo di seguito i punti di cui si compone un tradizionale piano operativo:

  • Quanto investire? Sull’argomento si sono espressi i più autorevoli gestori italiani ed internazionali con opinioni talmente differenti che appare impossibile proporne una sintesi. Per quanto mi riguarda penso che la porzione del patrimonio che debba costituire oggetto di investimento nei mercati azionari deve esser non superiore al 50%, di cui il 35-40% investito ed il 10% come riserva liquida da poter utilizzare qualora si necessità di ricoprire perdite o per cogliere al volo opportunità che si presenteranno sul mercato. Qualora venga utilizzata la quota di riserva la stessa dovrà esser ricostituita nel minor tempo possibile per poter assolvere alle medesime funzionalità nei periodi successivi;
  • Quando investire? Nella mia esperienza da trader ho avuto la fortuna di conoscere molta gente che pratica questa attività, beh devo dire che la passione non mancava in nessuno di questi, tuttavia alcuni di loro erano dei trader perdenti mentre solo pochi potevano definirsi trader vincenti. Ciò che contraddistingueva le due categorie era la capacità di cogliere il momento di ingresso su un determinato titolo o altro strumento finanziario.  Saper gestire la posizione … è questo che vi farà perdenti o vincenti! Saper gestire la posizione vuol dire comprendere il momento di ingresso e di uscita su un determinato titolo. Beh a fornire questa risposta ci si avvale dell’analisi tecnica, strumento che in tal senso offre straordinari spunti operativi.  Io consiglio l’ingresso su un titolo quando questo si trova in una posizione difendibile (se ad esempio rimbalza da un sopporto). Non andate dietro a coloro che invitano ad entrare su un titolo dicendo “E’ sceso troppo … non può ancora scendere” … queste sono affermazioni da perdente perché “la quotazione di un titolo non è mai troppo alta e non è mai troppo bassa”.
  • Su quali mercati? La scelta del mercato di riferimento è molto importante. Su questo punto l’unica raccomandazione da dare è quella di scegliere mercati regolamentati, che hanno una funzionalità continua. Ovvio che si sceglieranno quei mercati che si pensa di poter seguire con una certa costanza e sui quali si ha una discreta cultura operativa. Per i principianti consiglierei i titoli di Borsa Italiana, partendo da quelli presenti nel paniere S&P Mib perché più popolari e sui quali si registrato generalmente movimenti meno repentini che in altri panieri.
  • Quante azioni inserire nel portafoglio? Beh credo che questo punto sia indubbiamente correlato al punto 1.  È importante non parcellizzare eccessivamente il budget inziale nè tantomeno ridursi a detenere esclusivamente 1 o 2 titoli, anche perché in tal caso il rischio aumenterebbe notevolmente. Un esempio potrà chiarire meglio la situazione: supponiamo di disporre di un patrimonio complessivo di 100.000 euro. In coerenza a quanto detto nei punti precedenti ne impiegheremo 50.000 nel mercato azionario di cui 10.000 li terremo liquidi pronti per successivi impieghi.  Su un tal patrimonio bisogna chiedersi qual è il rendimento atteso? Utilizzando una strategia difensiva in cui ci si attende un ritorno sul capitale investito dal 5 all’8% annuo, suddividerei il capitale su 5 titoli impiegandovi 25.000 euro su 2 titoli dagli ottimi fondamentali e sui quali ci si attende un dividend yield (rapporto fra dividendo/prezzo azione) non inferiore al 10% – mentre i restanti 15.000 suddivisi su tre titoli, due dei quali con ottimi fondamentali e con discreta volatilità e l’altro con maggior volatilità ma sempre con una solida struttura finanziaria. Strategia più aggressiva invece andrebbe intrapresa se si attendono grossi benefici dagli investimenti intrapresi, ovviamente a grossi rendimenti vengono parimenti associati ingenti rischi.
  • Quali mercati privilegiare? La scelta dei mercati di riferimento è un aspetto molto importante in una strategia, tuttavia penso sia controproducente predeterminarlo in un piano operativo. È ovvio che la scelta del settore debba tenere in considerazione la situazione Macro, ad esempio sarebbe da folli in questo momento concentrare i propri soldi esclusivamente sui mercati auto e bancario, fermo restando le grosse potenzialità offerte permangono al momento grossi rischi per i 2 settori. Anche qui la diversificazione è importante e sarà direttamente proporzionale alla bassa rischiosità alla quale si vuole sottoporre il proprio investimento.  Nella scelta dei settori è importante mediare settori con elevate potenzialità future (es. energie rinnovabili), con settori anticiclici (es. chimico, farmaceutico), con settori più rischiosi ma con potenzialità maggiori di recupero visto l’elevato abbattimento subito (es. auto, bancari);
  • Tagliare le perdite e lasciar correre i profitti: È la regola fondamentale dell’investitore vincente. Non appena si entra sul titolo bisogna determinare lo Stop Loss ovvero il prezzo al raggiungimento del quale si procederà immediatamente alla sua vendita. Spesso l’investitore si dimostra indisciplinato rispetto a questa regola, ovvero dopo aver prefissato il limite tende a non rispettarlo registrando nella quasi totalità dei casi perdite maggiori. E’ ovvio che lo Stop Loss deve esser determinato rispettando una logica precisa, per quanto mi riguarda entro su un titolo solo se su lo stesso vi sono posizioni difendibili e quindi se aspetto la tenuta di un supporto entro fissando lo stop ad un livello che si trova immediatamente sotto il supporto. Parimenti allo stop della perdita (che consiglio di esprimere in euro e non in termini percentuali così da saggiare con più consistenza la stessa) dovrà esser fissata la presa di benefico. Anche il take profit dovrà esser fissato secondo criteri logici determinati avvalendosi delle tecniche contenute nell’analisi fondamentale.
  • Mediare la perdita? Bella domanda. Prendete un qualunque manuale di trading, il suo autore vi dirà mai mediare! Beh non ha tutti i torti! Mediare è molto rischioso, personalmente è una cosa che evito ma che in alcuni casi mi ha permesso di recuperare delle perdite pregresse.  Se rispettate la regola su esposta non vi porrete il problema perché avrete tagliato la perdita con lo Stop Loss prima che essa sia ulteriormente degenerata, in caso contrario è una possibilità che vi giocherete attingendo alla riserva accantonata.

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