ETF: costi di negoziazione e tasse; due fattori sottovalutati

costi di negoziazione e tasse: fattori sottovalutati degli etf

Prendo spunto da un numero del Sole Plus, inserto del Sole 24 Ore per analizzare alcuni errori che compie l’investitore medio. Si tratta di una lettera di reclamo di un lettore che lamenta di aver pagato delle tasse su un’operazione alla fine conclusa in perdita. Nel dettaglio l’investitore aveva acquistato un ETF che puntava sul ribasso della Borsa italiana (ETF short) sfruttando anche un effetto leva (effetto tramite il quale a parità di capitale investito si può moltiplicare l’esposizione verso un titolo o un mercato moltiplicando di conseguenza le possibilità di guadagno, ma anche di perdita).

L’investitore aveva visto giusto in quanto la Borsa è poi effettivamente scesa è l’operazione è stata chiusa in due giorni con un guadagno apparente di 1.180 euro, un’ottima performance del 2,1% considerando la durata. Peccato che il guadagno fosse solo apparente.

Funzionamento e tassazione degli ETF

Per capire le ragioni occorre sapere che gli ETF hanno la particolarità di essere fondi quotati. In quanto fondi hanno un valore definito dalla somma dei controvalori dei titoli inclusi nel portafoglio al netto dei costi (NAV). In quanto titoli quotati però il loro valore di quotazione può essere diverso dal NAV. Gli ETF in Italia sono soggetti a un regime di tassazione particolare che scompone l’esito di ogni operazione in due componenti:

  • Redditi da capitale: definito dalla differenza dei NAV tra la data di vendita e di acquisto
  • Redditi diversi: differenza fra valore di vendita e di acquisto, dedotto il delta NAV di cui sopra

Nel caso in questione c’è stato un disallineamento fra il valore del fondo (NAV) e la sua quotazione di Borsa, evento non raro nel caso di questi ETF speculativi. Il risultato è stato che l’operazione si è chiusa con una forte plusvalenza sul NAV, soggetta ad imposta pari nel nostro caso a 850 euro. C’è stata invece una minusvalenza sui redditi diversi che sarà compensabile con future plusvalenze della stessa specie. A questo punto quindi l’esito dell’operazione si è chiuso con un guadagno di 1.180 euro meno 850 di tasse.

Un buon esito su cui l’investitore ha pagato l’inesperienza sugli ETF short di tipo speculativo. Un errore tipico di chi sente parlare di questi strumenti che consentono di guadagnare anche molto in breve tempo. Ma purtroppo la sottovalutazione della componente fiscale non è stato l’unico errore commesso. Sull’operazione infatti è stata pagata una commissione bancaria dello 0,3% senza massimi: tra acquisto e vendita 344 euro.

Rifacciamo la somma: 1.180 – 850 – 344 = -14. Il cliente quindi ha chiuso in realtà un’operazione in perdita nonostante avesse indovinato il trend corretto. Chi ci ha guadagnato: la Banca e lo Stato.

Il caso non è una rarità.

Spesso le singole operazioni non evidenziano in maniera così forte la realtà, ma sommando diverse operazioni fatte dai piccoli investitori è tipico rilevare come questi regolarmente regali soldi alla Banca e allo Stato portandosi a casa nella migliore delle ipotesi un magro guadagno.

Tasse e costi di negoziazione: come ridurne l’effetto

Per questo è opportuno ricordare che le tasse e i costi di negoziazione nel lungo periodo hanno un notevole impatto sui risultati del tuo portafoglio finanziario. Per quanto riguarda le tasse è preferibile, a differenza di quanto fatto dalla maggioranza dei risparmiatori, rimandare l’incasso di utili e cedole. E sapere giostrare bene plusvalenze e minusvalenze.

Per quanto riguarda le commissioni di negoziazione è opportuno limitare il numero delle operazioni: diverse ricerche mostrano che i trader iperattivi performano peggio della media anche a causa delle maggiori spese. Nel nostro caso poi il cliente ha operato con una banca tradizionale.

Vale la pena notare che con una banca online avrebbe pagato meno di 40 euro invece di 344. Per esempio:

  • Fineco: 0,19% con minimo 2,95 € – Max 19 €
  • IWBank 0,199% Min 5 € – Max 18 €
  • Trading Arancio 0,19 % Min 8 – Max 18 €

Le prime due sono a mio parere le migliori per il trading online, il servizio di ING invece è buono per l’investitore occasionale che fa poche operazioni (da notare che può essere aperto sia con il conto corrente ma anche con il conto deposito Conto Arancio).

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