L’efficienza dei mercati. Analisi tecnica ed Efficient Market Hypothesis a confronto

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L’analisi tecnica evolutasi a partire dagli anni Trenta, riguarda lo studio del movimento del mercato anche definito market action, tramite l’uso di grafici, allo scopo di prevedere le tendenze future dei prezzi partendo dalla considerazione di uno sviluppo storico dei prezzi distribuiti lungo una time series di lungo periodo fino a concludersi in una rilevazione di breve, brevissimo periodo relativa ad una singola seduta di borsa. Obiettivo dell’analisi tecnica è di fornire il miglior timing per l’accesso al mercato di capitali con un’ottica previsiva o probabilistica e non di certezza.

Ecco perché l’arte dell’analisi tecnica, consiste nell’identificare un cambiamento di tendenza ad uno stadio iniziale e nel mantenere la posizione di investimento fino a quando l’evidenza dei fatti non prova che la tendenza stessa si è di nuovo invertita. In definitiva l’analisi tecnica fornirà all’operatore di borsa il miglior timing desunto dall’analisi di grafici, da una buona matrice psicologica che influenza il sentiment del trader e dall’analisi quantitativa avvalendosi di proprietà matematico-statistiche per valutare l’andamento del mercato, per individuare fasi di ipercomprato ed ipervenduto nonché per lanciare segnali di acquisto e vendita. L’analisi finanziaria sviluppatasi nel XX secolo ha visto l’evoluzione e l’applicazione nel mercato finanziario con risultati via via sempre crescenti e profittevoli per l’operatore. Bisogna però ricordare che l’analisi finanziaria è l’incontro di due metodi valutativi l’analisi fondamentale e l’analisi tecnica forniti al trader da dove partire per allocare il risparmio accumulato con naturalmente due ottiche letteralmente contrapposte. L’analisi fondamentale si propone di valutare una società alla luce dei risultati reddituali (earnings e dividendi) che questa sarà in grado di conseguire in futuro. Tale analisi è stata inizialmente applicata alle società listinizzate, dal professor Benjamin Graham, il quale nel 1960 pubblicò un testo su tale approccio valutando il mercato dal punto di vista economico politico. Il prezzo di un titolo quotato è per Graham un mix di più forze macro e microeconomiche che servono come base dalla quale partire per dedurre se quell’asset è o meno valutato correttamente al fine di determinare il valore giusto o anche il suo fair value. La valutazione parte dalla considerazione dei risultati di bilancio degli ultimi 10 esercizi amministrativi attualizzandoli con la tecnica del Discounted Cash Flows Analysis comunemente nota come attualizzazione dei flussi di cassa della società. Dall’analisi economico finanziaria emergerà il valore economico del titolo da confrontare con il valore di mercato di borsa dell’asset oggetto di studio. In definitiva la funzione dell’analisi fondamentale è quella di selezionare il titolo giusto da inserire in portafoglio verificando con l’analisi che sia sottovalutato o sopravvalutato ed intraprendere le giuste politiche di investimento. L’analisi tecnica, dal canto suo, risulta essere complementare all’analisi fondamentale poiché fonda il suo studio su aspetti informativi, della considerazione di volumi di negoziazione e prezzi prevedendo uno sviluppo futuro dello strumento finanziario oggetto di analisi in modo tale da intraprendere una policy di investimento shortista, qualora il titolo avesse un potenziale bearish trend o andamento ribassista ed un bullish trend o trend rialzista e in quest’ultimo caso applicare una strategia long sul titolo.

Critiche alla teoria della Efficient Market Hypothesis

Dopo aver esposto la teoria alla base della efficienza informativa dei mercati, mi è sembrato corretto elevare anche delle critiche che tale teoria ha dovuto ricevere naturalmente da pensatori con idee differenti rispetto ai paradigmi imposti da Fama e Bachelier. In realtà, gli oppositori della teoria della EMH, in prima linea B. Mandelbrot, ideatore dei frattali, ha inteso sottolineare le variabili secondo le quali la teoria di Fama, definita elegante ma scorretta, non possa più essere definita come l’unica di cui gli operatori devono avvalersi per le loro scelte di investimento. Mandelbrot, nei suoi primi documenti riferiti alla teoria frattale, argomentava che la vecchia ortodossia finanziaria si basava eccezionalmente su due temi: l’indipendenza statistica delle variazioni dei prezzi e la loro distribuzione normale.

Mandelbrot ha potuto giustificare in comune con altri ricercatori, attraverso analisi econometriche e statistiche che i prezzi di borsa non è vero che non dispongano di una memoria, cioè che siano le variazioni dei prezzi indipendenti. E’ scorretto supporre tale tesi visto che, lo stesso Mandelbrot ha individuato in alcune serie storiche di prezzi di commodities, una caratteristica di lunga dipendenza tra le variazioni dei prezzi, visto che fattori causanti le fluttuazioni dei prezzi odierni, è possibile che agiranno in maniera caotica e selvaggia influenzando i corsi azionari nei giorni futuri, causando aumenti più che proporzionali rispetto ai giorni passati e più violenti rispetto alle fluttuazioni ipotizzabili con le metodologie classiche.

A conferma di quanto affermato da Mandelbrot, la teoria del cammino casuale risulta ormai non più sostenibile come una punta di diamante della finanza, se non che può essere resa, alla pari di altre teorie finanziarie, un’importante punto di partenza per gli studi applicati ai mercati mobiliari.

Si è soliti parlare nella teoria classica di una perfetta adattabilità dei prezzi di borsa alle informazioni nuove sopraggiunte al mercato, ma questa tesi non è che falsa, visto che la teoria dei segnali e la letteratura sul tema delle asimmetrie informativa degli intermediari finanziari, insegnano che il mercato ospita investitori con risorse finanziare e di knowledge posti su piani divergenti, tali per cui le mani forti riuscirebbero con la loro posizione di vantaggio a trarne profitti consistenti con le loro mosse anticipatorie e di conseguenza, battere il mercato.

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