L’efficienza dei mercati. I livelli di efficienza informativa

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I livelli di efficienza informativa

Per giustificare quanto affermato nella tesi dell’efficienza del mercato, Fama si avvalse di alcuni test necessari per quantificare la correlazione esistente tra la diffusione dei dati informativi al mercato mobiliare e come prezzi dei titoli riflettessero tali input. Nella dimostrazione, Fama si avvalse della classificazione delle forme di efficienza catalogandole in:

  • efficienza informativa debole
  • efficienza informativa semi-forte o semi-debole 
  • efficienza informativa forte.

L’efficienza informativa debole, (weak form), ipotizza che i dati storici dei corsi azionari non forniscano informazioni attendibili sui prezzi futuri, per cui un chartista non sarebbe in grado, attraverso l’analisi tecnica di reperire segnali grafici tali da consentirgli di trarre un profitto da una operazione di compravendita. Secondo quanto sostenuto da Frank Cross e Kenneth French, un’esempio di ipotesi di efficienza debole può essere ravvisata nel cosiddetto effetto week end dal quale si desume che acquistando titoli il venerdì con la prerogativa di cederli il lunedì all’apertura dei mercati, si otterranno sistematicamente rendimenti negativi, rimarcando l’idea che alcuni traders non sfrutterebbero l’occasione di disfarsi allo scoperto dei titoli al venerdì per ricomperarli di lunedì, non traendo profitto da una situazione econometricamente giustificata.

Una seconda analisi conseguita da Richard Roll riferita all’efficienza debole attiene al fatto che i prezzi dei titoli di società di dimensioni esigue, frequentemente perdano nel periodo pre-natalizio un valore compreso tra due o tre punti percentuali per recuperarli nel primo mese del nuovo anno.

L’efficienza informativa semi forte o semi debole afferma che, il mercato mobiliare all’interno del quale vengono diffuse informazioni di pubblico dominio, saranno riflesse pienamente nei prezzi delle società quotate nello stesso. Quanto sostenuto a riguardo, per informazione pubblica ci si deve riferire prevalentemente ai dati contabili, relazioni semestrali e bilanci che vengono pubblicati come previsto dal regolamento Consob, per ampliare la regolarità delle negoziazioni nonché la trasparenza sul mercato, affiancando a questi dati, report realizzati da case d’affari consistenti in analisi di bilancio, per indici e flussi sui titoli di società quotate.

In un mercato dove vige una diffusione di informazioni con regime pubblicamente disponibile comporterà una forte dipendenza dalla fase di distribuzione dei dati al mercato nei confronti degli aggiustamenti dei prezzi di borsa che saranno, tanto più tendenti al valore equo quanto più gli operatori disporranno delle medesime notizie di dominio pubblico.

Resta da descrivere la tipologia di efficienza informativa tipo forte.

Un’importante economista del MIT di Boston, Paul Samuelson, in un suo paper argomentò al riguardo di questa forma di trasmissione dei dati al mercato, sostenendo che, per efficienza informativa forte ci si può riferire alle informazioni diffuse sia quelle di pubblico dominio che in riferimento a informazioni privilegiate che vengano riflesse nelle quotazioni di borsa.

Con tale battuta si potrebbe affermare che sia gli outsiders che gli insiders sarebbero impossibilitati a battere un benchmark dato che dispongono pienamente di tutte le informazioni societarie. In realtà, tale forma di efficienza informativa risulta del tutto estranea al mercato, seppur migliorata con le ultime norme in materia di insider trading ed aggiotaggio, la presenza di asimmetrie informative dovute alla tempestività con cui uno shareholder riesce a reperire dati della società presso la quale ha una mansione gestionale rispetto ad azionisti minori, renderà sempre iniquo l’utilizzo delle informazione, visto che, tra il momento in cui viene individuata la notizia rilevante ai fini speculativi ed il momento in cui verrà trasmessa al mercato, in questo lag temporale, l’insider potrà inserire un’ordine di compravendita in via anticipata rispetto agli outsider, conseguendo un profitto grazie alla posizione societaria privilegiata.

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