
Tassi di interesse
Parlare di investimenti può essere molto complesso per i non addetti ai lavori. Le parole della finanza hanno un loro significato che è importante conoscere. Una delle più importanti terminologie riguarda i tassi di interesse o rendimenti. Si distinguono infatti quelli reali e quelli nominali.
In base a cosa?
Quando si investe un capitale lo si fa per avere un ritorno tipicamente espresso in percentuale e questo ritorno è proprio l’interesse nominale.
Tale valore è tuttavia poco indicativo di quanto sia davvero conveniente un investimento se non lo si va a confrontare anche con il tasso di interesse reale, cioè quello dato al netto dell’inflazione. Matematicamente questo concetto si può sintetizzare così:
Valore reale = tasso nominale – tasso di inflazione
Per piegare meglio cosa si intende è opportuno effettuare un esempio pratico. Immaginiamo di investire mille euro ad un tasso nominale dell’1,5% ottenendo quindi un interesse di 15€. Per calcolare il tasso reale bisognerà conoscere il tasso di inflazione che c’è stato nello stesso periodo.
Se il tasso di inflazione è stato proprio dell’1,5% vuol dire che sull’investimento effettuato non ci sono stati guadagni e neppure perdite.
Questo perché:
Valore reale = 1,5% – 1,5% che equivale a zero.
Se invece il tasso di inflazione superasse il tasso nominale, ammontando ad esempio al 2%, si avrebbe:
Valore reale = 1,5% – 2% = -0,5
L’investimento avrebbe portato ad un’erosione del capitale dello 0,5%. Nel caso in cui il tasso di inflazione fosse inferiore al valore nominale si avrebbe invece un investimento il cui valore reale è positivo.
Che legame c’è tra inflazione e PIL
Così come esiste un’importante differenza tra tasso reale e tasso nominale, allo stesso modo esiste una sostanziale differenza tra PIL nominale e PIL stimato al netto dell’inflazione.
Se ad esempio il PIL nominale è al 2%, ma l’inflazione è all’1,5%, vuol dire che il Paese sta avendo un aumento di PIL del solo 0,5%. Quando il PIL resta in positivo, anche se di poco, vuol dire comunque che il Paese è in crescita, ma nel caso in cui il PIL reale è in negativo vuol dire che si sta vivendo un momento di contrazione economica.
Ma è veramente un disastro vivere un momento di decrescita?
Dipende dai punti di vista. Occorre tener presente che l’inflazione va ad erodere i capitali. Un aumento dei prezzi è un problema concreto con cui fare i conti. Avere un’inflazione forte significa che, se l’anno prima era possibile fare un certo numero di acquisti con mille euro, gli stessi soldi non basteranno più per comprare le stesse cose. Insomma l’inflazione è quel valore che abbassa il tasso reale e la deflazione invece lo aumenta. Ancora una volta conviene spiegarlo con un esempio numerico.
Se il tasso nominale è all’1’5% e quello reale è in deflazione allo 0,5% si avrà
Tasso reale = 1,5% – (-0,5%) = 2,0%
In altre parole il tasso reale è più alto di quello nominale a beneficio di chi risparmia, ma non di chi ha un debito.
Questo è il motivo per cui banche e stati cercano di evitare la deflazione: perché mette in difficoltà i consumatori e gli stati stessi che rischiano di non riuscire a far fronte ai debiti.
Come i governi valutano l’inflazione (o la deflazione)
Proprio perché il calcolo dell’inflazione ha importanti ripercussioni sociali e politiche, molti contestano le metodologie con cui viene effettuato.
Negli Stati uniti il 2009 ha fatto registrare un periodo di deflazione, ma in secondo momento, a detta del governo, l’inflazione è risalita all”1%.
Un valore considerato invece basso visto che l’anno successivo si sono registrati aumenti fino al 30% sui costi del carburante.
L’inflazione da ogni governo è calcolata su un paniere di beni e questo rende tale stima non sempre aderente alla realtà.
Dopotutto non bisogna essere studiosi di economia per andare al supermercato e verificare se i prezzi sono aumentati e di quanto o se con lo stesso budget si riesce a mantenere lo stesso tenore di vita oppure no.
Sapere questo non serve però a prendersela con la politica, ma principalmente a gestire meglio i propri investimenti consapevoli delle differenze tra i valori nominali e quelli reali.
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