
In questa fase di recessione dell’economia mondiale la digital economy sembra non patire complessità del momento, ma al contrario rappresenta un driver fondamentale per favorire la crescita anche nel nostro Paese.
Secondo una ricerca condotta per Google dal Boston Consulting Group denominata “Fattore Internet” l’industria del web in Italia rappresenta attualmente il 2% del PIL (contro una media europea del 4%) con un valore di 31,6 miliardi; ma le proiezioni per il futuro parlano del raggiungimento nel 2015 di una quota del PIL variabile tra il 3,3% e il 4,3% tramite la crescita prevista nel mobile commerce e nelle esportazioni di e-commerce. Anche per quanto riguarda il web advertising in Italia si registra una quota di mercato attorno al 10-11%, quasi la metà rispetto al 20% dei paesi più avanzati.
Quantunque l’Italia si posizioni in ritardo rispetto ad altri Paesi europei per diffusione e rendimento dell’internet economy, è evidente che i risultati sarebbero senz’altro più soddisfacenti a fronte di investimenti sulle infrastrutture per assicurare una maggiore connettività web sul territorio e grazie all’incentivazione di realtà imprenditoriali votate alla digital economy, tra cui la cosiddetta “garage economy”.
Con questo termine si identificano attività di imprese di giovani appassionati del campo del digitale che, nate da semplici hobby coltivati nei garage di casa sono poi diventate vere e proprie realtà imprenditoriali, come gli illustri esempi di Steve Jobs e Bill Gates fondatori rispettivamente di Apple e Microsoft.
La sopracitata ricerca dichiara inoltre che le PMI attive sul web hanno registrato negli ultimi tre anni un aumento del fatturato dell’ 1,2%, il contrario di quanto avviene in aziende non presenti su internet per le quali invece il fatturato è preceduto da segno negativo. Le aziende denominate online-attive, quelle cioè che esercitano attività di marketing e vendita online, sono miglior performanti in termini di crescita di fatturato, di personale ed anche di apertura su scala internazionale.
E’ evidente come internet possa rappresentare per il sistema produttivo italiano un valido strumento per superare le barriere territoriali e gli ambiti economici ristretti che oggi penalizzano le PMI italiane, senza parlare delle grandi opportunità dell’utilizzo di internet per le esportazioni internazionali.
In uno scenario in cui da una parte le istituzioni nazionali investano sulla realizzazione di infrastrutture veloci ed efficienti per il web, dall’altra le PMI rafforzino la propria presenza online non solo con un sito web di rappresentanza ma possibilmente anche con funzioni di e-commerce e attività di customer care ad esempio, evidenti sarebbero i vantaggi a livello sociale con la conseguente implementazione di programmi di formazione nell’area digitale e la creazione di nuovi posti di lavoro.
In Italia la penetrazione di internet non raggiunge ancora il 50% del totale della popolazione, rispetto ad un tasso del 60-70% nei paesi più avanzati, cresce però l’accesso individuale ad internet tramite cellulare con 8,3 milioni di italiani -un aumento del 73,7% rispetto al 2010- in possesso di telefonini con connessione ad internet. Un’ulteriore tendenza che si registra è il grande utilizzo dei social network (secondo una ricerca Nielsen gli italiani ne spendono circa il 31,5% del tempo totale di navigazione), a cui attingono anche per chiedere consigli sull’acquisto di prodotti e servizi, considerati strumenti affidabili per la ricerca di informazione più che i tradizionali mezzi stampa, radio e tv.
La comunicazione proveniente dalla marca stessa è ritenuta meno convincente rispetto alle opinioni degli altri consumatori e il passaparola rimane la fonte di informazione più affidabile, con un’unica differenza rispetto al passato e cioè che oggi avviene online. Il consumatore moderno ha a disposizione molteplici canali di informazione (la comunicazione istituzionale dell’azienda, le opinioni di amici, esperti e appassionati su forum online, siti specializzati) con maggiore disponibilità e qualità superiore di informazioni, è diventato un consumatore evoluto non più facilmente persuasibile solo attraverso attività di comunicazione tradizionali, ma tramite un approccio più olistico della comunicazione.
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