
Più del petrolio, più dell’oro, più del rame e delle risorse agricole, l’acqua sembra essere il prodotto maggiormente interessante per le banche, le multinazionali e i ricchi di tutto il mondo.
Il fenomeno in atto è alquanto allarmante. Quando si parla di privatizzazione dell’acqua, spesso di pensa a realtà cittadine, provinciali o al massimo regionali. Si trascura invece che, l’acquisto delle risorse idriche da parte dei privati sia una tendenza mondiale in enorme diffusione.
Multinazionali ed elite acquistano risorse idriche ad un ritmo senza precedenti, giusto qualche esempio:
- Il miliardario T. Boone Pickens possiede da solo più diritti di sfruttamento idrico rispetto agli interi Stati Uniti d’America, circa 250 miliardi di litri l’anno;
- La Goldman Sachs ha acquistato la Veolia, azienda responsabile dell’erogazione idrica a 3 per milioni e mezzo di cittadini dell’Inghilterra sudorientale;
- Già nel 2003, la stessa Goldman Sachs insieme al gruppo Blackstone e ad Apollo Management, aveva acquistato Ondeo Nalco, importante azienda nella depurazione dell’acqua, con 10.000 dipendenti ripartiti in ben 130 paesi;
- Nel 2008, sempre Goldman Sachs ha investito 50 milioni di dollari in una compagnia cinese, specializzata nella produzione e distribuzione di acqua in bottiglia, la China Water & Drinks. Si pensi inoltre che in Cina si sta registrando una fortissima carenza idrica, fatto che rende il valore di questo bene ancor più elevato, facendone incrementare enormemente i prezzi.
- La famiglia Bush, quella dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America George H.W. Bush, ha comprato, tra il 2005 ed il 2006 circa 1.200 km quadrati di terreno alla frontiera tra Bolivia, Brasile e Paraguay. In queste aree si trova la falda acquifera più grande del mondo, dal volume di circa 40.000 km cubi, capace da sola di soddisfare il fabbisogno idrico del mondo intero per 200 anni!
Ciò che sembra rendere inarrestabile la privatizzazione dell’acqua è che la stessa crisi economica costringe gli Stati a cedere le risorse idriche di fronte alle grosse offerte di denaro da parte delle numerose banche interessate: Goldman Sachs, JP Morgan Chase, Citigroup, UBS, Deutsche Bank, Credit Suisse, Macquarie Bank, Barclays Bank, the Blackstone Group, Allianz, e HSBC Bank.
Parallelamente gli stessi Stati si ritrovano a favorire i baroni, osteggiando la libertà dei comuni cittadini di procurarsi autonomamente scorte idriche. Un esempio eclatante per tutti, la vicenda di Gary Harrington, nell’Oregon, che nei propri possedimenti terrieri aveva realizzato tre laghetti raccogliendo l’acqua piovana è che è stato per questo posto sotto accusa (ben 9 capi d’imputazione) e recluso in prigione per 30 giorni.
Nel 21esimo secolo l’acqua sembra la prima industria per rilevanza a livello mondiale, ormai persino più importante dell’oro nero, il petrolio. Sembra profilarsi un futuro non troppo lontano in cui l’acqua, bene primario per la sopravvivenza, sarà possedimento riservato a pochi che potranno somministrare e lucrare a proprio piacimento.
L’importanza di un bene pubblico e primario verrà tramutata in fonte di guadagno e sicurezza economica per pochi. Questo tipo di investimenti cambierà e sta già cambiando il profilo del mondo, un piano che Wall Street sembra aver progettato da anni.
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