Stampare moneta causa inflazione? Esempi pratici per comprendere il fenomeno

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Quindi, ti stai chiedendo perché stampare denaro causa inflazione? Ebbene, devi sapere che spesso è così, ma non si verifica sempre. Di seguito spiegheremo il perché.

Il denaro perde valore se ne viene stampato troppo?

Se la massa monetaria aumenta più velocemente della produzione reale, allora, di conseguenza, si verificherà l’inflazione.

La ragione è molto semplice: se si stampa più denaro, la quantità di beni non cambia. Tuttavia, le famiglie avranno più contanti e più soldi da spendere in beni. Di conseguenza, se c’è più denaro per la stessa quantità di beni, la società aumenterà i prezzi per leggi di domanda/offerta.

Esempio pratico per spiegare l’inflazione

Prima di partire con l’esempio, bisogna sottolineare che nel mondo reale è possibile che se il governo stampasse denaro, la gente deciderebbe semplicemente di risparmiare il denaro extra e quindi i prezzi non aumenterebbero automaticamente.

Tuttavia, per semplificare il legame tra l’offerta di denaro e l’inflazione, ipotizziamo che i consumatori siano disposti a spendere il denaro extra anche per paura di vedere il valore dell’Euro diminuire nel tempo.

Quindi: supponiamo che, ipoteticamente, l’economia italiana produca 1000 unità di prodotti, e supponiamo che la quantità di denaro in circolo (banconote e monete) sia di 10000€.

Ciò significa che il prezzo medio della produzione sarà di 10€ (10000/1000).

Supponiamo poi che il governo stampi altre 5.000 banconote creando un’offerta totale di denaro di 15000€, ma il prodotto realizzato rimanesse a 1000 unità.

Ora le persone hanno più contanti in mano, ma proprio per questo sono mediamente disposte a spendere di più per comprare i beni presenti nei negozi.

Il prezzo delle 1000 unità quindi aumenterà a 15€ (15000/1000).

Tutto ciò si traduce nel seguente modo: Ora, dopo aver stampato più denaro, serviranno 15€ per comprare la stessa quantità di beni che si potevano acquistare per 10€.

In poche parole se la quantità di denaro viene aumentata, ma la produzione rimane la stessa, tutto diventerà semplicemente più costoso.

Il valore del denaro è quindi diminuito, e non c’è stato un reale aumento nella qualità della vita delle persone.

Per questo motivo è importante che stampare denaro vada di pari-passo con la produzione di beni: se la produzione aumentasse del 5% e l’offerta di denaro aumentasse del 7%, allora l’inflazione sarebbe all’incirca del 2%.

Stampa di denaro e svalutazione: USA (1861) e Germania (1922)

Se un paese stampa denaro e causa inflazione, allora la valuta si svaluterà rispetto alle altre valute.

Il motivo è presto detto: Se il cittadino perde potere d’acquisto nel mercato interno, la stessa potere d’acquisto si ripercuoterà sui mercati esteri che invece hanno un’inflazione inferiore al paese di riferimento.

In parole semplici, se in Italia e in Europa ci fosse una forte inflazione, sarebbero necessari più Euro per comprare la stessa quantità di beni Statunitensi.

Confederazione USA 1861-64.

Durante la guerra civile, la Confederazione stampò più carta moneta. Nel maggio 1861, si stamparono 20 milioni di banconote. Alla fine del 1864, la quantità di banconote stampate era aumentata a 1 miliardo di dollari.

Questo causò un tasso di inflazione del 700% nell’aprile 1864.

Alla fine della guerra civile, il tasso d’inflazione superava il 5.000% perché la gente perse la fiducia nella moneta.

Germania 1922-23.

Nel 1921 un dollaro valeva 90 Marchi, mentre nel novembre 1923, il dollaro americano valeva 4.210.500.000.000 Marchi Tedeschi, riflettendo l’iperinflazione e la perdita di valore della moneta tedesca.

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